MEDITAZIONE Vipassanā

Spesso quando sentiamo dire “meditare” o qualcuno ci parla della “meditazione” cominciamo a pensare a qualche tipo di fuga dalle attività quotidiane della vita, in qualche parte fuori dal mondo caotico delle nostre società, seduti in una particolare posizione, in uno stato di godimento assorbiti in qualche tipo di pensiero mistico o di trance. La vera Meditazione di Consapevolezza o Vipassanā, di origini buddhiste, non significa affatto una fuga di questo tipo. Il termine originale della parola meditazione, bhāvanā, significa “coltivare” o “cultura”. Allora meditare vuol dire sviluppare una “cultura della mente”, o anche avere una “mente coltivata”: non più un campo incolto e ripieno di erbacce, piuttosto un terreno libero e pulito dove nascono frutti ed erbe utili alla vita. La mente è qualcosa di comune a tutta l'umanità, è la cosa più vicina a tutti noi: attraverso di essa conosciamo il mondo esterno (quello attorno a noi, l’ambiente) ed il mondo interno (quello che siamo dentro il nostro corpo). Allora "Se la mente è compresa tutte le cose sono comprese".

Eppure il messaggio del Buddha insegna che la mente è così vicina eppure così sconosciuta, direi maleducata, selvaggia e ostinata. Questa centralità della mente vuol dire anche che essa è la fonte di tutto il bene e anche di tutto il male che sorgono in noi e intorno a noi. Meccanismi quali irascibilità, avidità, egoismo e, soprattutto, ignoranza sulla vera natura della realtà, quando giungono a determinare le nostre azioni, generano sofferenza e insoddisfazione in noi e intorno a noi. Attraverso la meditazione, la coltivazione della mente, permettiamo ai meccanismi mentali virtuosi in essa contenuti di crescere, riducendo nel contempo la forza di quelli che generano sofferenza, spesso oscuri e latenti, che si muovono sottotraccia nel flusso della coscienza (inconsci). Allora una mente coltivata diventa una mente “educata”, flessibile, duttile, luminosa e pacifica. E lo strumento principale per coltivare la mente è la Consapevolezza. La pratica della meditazione Vipassanā prevede l’addestramento a una intensa ed ininterrotta consapevolezza direzionata su ogni processo fisico e mentale, momento dopo momento; fino a diventare “presenza mentale” sulle cose così come sono realmente, liberata dai filtri di ogni giudizio personale e soggettivo. È, allora, esperienza diretta e non concettuale della realtà. Il più delle volte il nostro incontro con la realtà è filtrato ed alterato da uno spesso muro di concetti, pregiudizi, memorie, emozioni e credenze che ci impediscono di vedere quello che realmente sta accadendo. Solo raramente sperimentiamo la vita nella sua vivida vitalità, senza giudicare o interpretare! Se siamo consapevoli, la nostra mente sarà completamente sveglia ed allerta, conscia di tutte le condizioni che vi sono dentro e fuori di noi, siano esse profittevoli o no. Questa presenza mentale, quando è sufficientemente potente e direzionata correttamente, è in grado di penetrare lo spesso velo di ignoranza che ci avvolge e di liberarci dai nostri difetti mentali (meccanismi mentali disfunzionali) e dalla sofferenza che essi generano. È così che la Meditazione di Consapevolezza ci apre alla vita così come è e ci invita a vivere nel qui ed ora piuttosto che nei nostri pensieri circa il futuro o nei nostri ricordi del passato recente o remoto. Allora realizziamo che non è la vita in sè a generare la sofferenza, ma questo filtro mentale attraverso il quale la sperimentiamo deformata.